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LETTORI FISSI

sabato 26 febbraio 2011

Io, Nigel Davemport, il Guardiano del Faro

Tomaso mi ha chiesto più volte di pubblicare un post per parlare di me e presentarmi. Prima di farlo ho esitato a lungo, temevo di apparire un intruso. Questo è il blog di Tomaso, dove egli scrive ed ospita una nutrita schiera di lettori, che lo seguono assiduamente, perché hanno capito con quale galantuomo hanno a che fare. Tomaso è una persona rara: garbata, affabile, onesta, leale e di una sincerità disarmante! Io lo conobbi in rete, circa cinque anni fa; allora frequentavamo entrambi un newsgroup intitolato “Free.it.amici”. Dato che era un porto di mare, bazzicato da tanta brava gente, ma pure da sbruffoni e perdigiorno, pensammo di abbandonarlo e fondare il FARO, un blog collettivo piuttosto scanzonato e divertente, che rimase in vita tre anni e poi fu chiuso per mancanza di stimoli e lettori. Per quanto riguarda me personalmente, posso dire che ho superato da un po' la cinquantina, amo molto letteratura, cinema, teatro (le cose dell'arte, in generale) e di mestiere non faccio il marittimo, ma mi occupo d’altro.
Scelsi di chiamarmi Nigel Davemport “Il Guardiano del Faro” a causa del mio amore per il mare e della mia avversione per il chiasso. Una volta compendiai questo mio stato d'animo così: “Io non amo il fragore del mondo / il cicaleccio degli attaccabrighe / e le promesse dei ciarlatani / Perciò me ne sto appartato qui / su questo scoglio solitario in pietra / proprio a picco sul mare / tra rocce brune e ciuffi di trifoglio. E' questo il mio rifugio e la mia casa / Da qui posso toccare quasi il cielo / parlare con le nuvole e i gabbiani / e misurare a palmi l’infinito / Ed in questo silenzio sovrumano / ricucio i lembi delle mie ferite. / Fisso lo sguardo verso l’orizzonte / e scruto il mare calmo o tempestoso / ripensando a quei viaggi mai compiuti / e aspettando una nave che non arriverà”. Ma sarebbe un errore considerarmi un misantropo. A volte mi piace starmene da solo, ma non disdegno la compagnia; mi piace pure ridere e scherzare con gli amici. Moliere, il grande drammaturgo francese, sosteneva che: "L' ironia è il sorriso dell'intelligenza", un aforisma che ormai ho fatto mio. Di solito, ho un carattere alquanto accomodante e cerco di andar d’accordo con tutti, pure con le persone complicate, anche se a volte questo si rivela un'impresa impossibile. Chissà perché ci sono persone che fanno di tutto per rendere la vita difficile a se stesse ed agli altri. Comunque, ciò che depreco più di ogni altra cosa è l'arroganza, l'inganno e l'opportunismo.
Tomaso sostiene che sono un poeta. A dire il vero, io ho una certa dimestichezza con le lettere e ogni tanto provo a scrivere dei versi, ma non sono un poeta e ammiro chi lo è.
A volte, girovagando per i vari blog, si trovano delle poesie davvero belle. Quando poi sfoglio le pagine dei grandi autori (Neruda, Borges, Luzi, Hikmet, etc) allora mi rendo conto della mia inadeguatezza e mi vien voglia di buttar via la penna e darmi all'ippica!
Un cordiale saluto a tutti.
Nigel Davemport - il Guardiano del faro

venerdì 25 febbraio 2011

OGGI VI VOGLIO FAR SENTIRE UNA AUDIO POESIA

Cari amici e amiche,
oggi vi voglio farvi conoscere un po' meglio il mio amico, il Guardiano del Faro, cioé Nigel Davemport, attraverso questa sua audio-poesia.
Buon fine settimana a tutti.

Tomaso




giovedì 24 febbraio 2011

VECCHI FESTIVAL DI SAN REMO DEL PASSATO

ORA CHE IL FESTIVAL DI SAN REMO È PASSATO, DICO LA MIA.
CARI AMICI E AMICHE, LA MIA NOSTALGIA NON FINISCE MAI.





Sono un vecchio che amo questa musica e queste canzoni che puntano diretto al cuore.
Buon divertimento cari amici e amiche.
Tomaso

mercoledì 23 febbraio 2011

20 FEBBRAIO 2011 ASSEMBLEA ANNUALE DEL GRUPPO DI ALPINI DI ZURIGO

Cari amici e amiche oggi c è stata l'assemblea annuale del nostro gruppo, qui sopra vedete la prima foto, un minuto di silenzio per la perdita di un vecchio alpino... Nel gerbo noi diciamo che è andato avanti.
Ogno anno ci riuniamo per vedere se  qualcosa può cambiare nel direttivo del gruppo e se è necessario eleggere un nuovo capo gruppo, l'assemblea può durare un paio di ore.
seguono la relazione del capo gruppo

qualche premio di anzianità oppure di un addio, se uno rientra in Italia per sempre
Festeggiamo pure la nostra madrina, con i suoi 90 anni


dopo finito l'assemblea è il momento del pranzo

due amici che sono contenti di esserci ancora
io felice e contento
ecco qui le nostre colonne del gruppo, secretario e il presidente del groppo di Zurigo
sotto i bravi cuochi e le loro rispettiva signore che ci hanno preparato il pranzo
Carissimi amici e amiche come avete visto le nostre associazioni continuano ad esistere anche se purtroppo non arrivano nuovi tesserati, gli italiano non emigrano più come tanti anni fa.
Un Caro saluto a tutti/e.
Tomaso

lunedì 21 febbraio 2011

DUE PAROLE SUL GUARDIANO DEL FARO, UN VERO AMICO


Cari amici
vi sarete accorti che ogni tanto publico qualcosa di Nigel Davemport, il Guardiano del Faro ( da non confondere con quello che ha un blog chiamato il Guardiano del Faro.
Nigel è stato uno dei fondatori di un altro blog: Il Faro...dove ci stavo anche io ma adesso è chiuso.
Non so se ha tutti fa piacere di leggere su Passato e Presente cose che non scrivo io... però vi voglio dire che ospito il Guardiano perché lo considero un vero amico. Lo conosciuto cinque anni fa su un news grup della rete e poi lo incontrato più volte di persona.
Posso asicurarvi che egli a tante qualità... svolge delle attività molto importante, ma non vuole farlo sapere in giro perché è una persona modesta e riservata...anzi sono sicuro che appena leggerà questa parole si dispiacera.
Però io ho voluto dirvelo l'ho stesso per fare chiarezza
Affettuosi saluti dal vostro
Tomaso

sabato 19 febbraio 2011

Questi applausi

Ora che le sfavillanti luci dei riflettori sono accese, ora che il fragor degli applausi risuona forte per gli ampi corridoi della platea ed ugualmente forte riecheggia sui loggioni, ora, curvo in proscenio dinanzi al pubblico acclamante, elevo muto una preghiera al cielo, all'incontaminato firmamento dei ricordi più sacri. Ora, dal profondo del cuore, vorrei rendere grazie a questa folla che ripete il mio nome e mi da vanto, ma le parole restano prigioniere di un singhiozzo. Ora, pur se fugaci e effimeri, questi applausi io voglio dividerli con te, madre mia buona e cara e santa, che mi facesti dono della vita e m'indicasti pure un rimedio per viverla. Nigel Davemport -Il Guardiano del faro

giovedì 17 febbraio 2011

CREDO CHE SIA ORA DI UNA POESIA

Cari amici e amiche, questa poesia la dedico a un sincero e caro amico: Nigel Davemport, colpito recentemente da un gravissimo lutto.

.....

Lacrime di stelle

Nella notte bianca di febbraio nel mezzo di fiori di ghiaccio scende tintinnando un luminoso carro di stelle, crepita il gelo della guizzante ombra che scompare nel fondo del carro, e sale frettoloso nel cielo lasciando un nuvolo di polvere di stelle che poco a poco copre di eterni luci la croce appena impiantata sul sepolcro, dove inciso un nome, il più bel nome di mio piccolo mondo dove inginocchio sul ghiaccio che si fora dalle lacrime, dove ritornerò in tanto in tanto cercando di riempire il profondo vuoto, con il suo dolce ricordo. Addio mamma!
Buona serata a tutti/e.
Tomaso

martedì 15 febbraio 2011

TANTO PER CAMBIARE. OGGI TREVISANI NEL MONDO

Carissimi amici e amiche, credo che tutti mi conoscete bene e avrete capito che sono un trevisano, DOC.
Questa foto l'abbiamo fatta per l'assemblea annuale dei tesserati, della famiglia di Zurigo.
Stiamo preparando al 35° anniversario della associazione di Zurigo
Noi siamo come una grande famiglia e tutti gli anni ci troviamo tutti assieme per diverse manifestazioni.
 Le fote sottostanti sono della manifestazione annuale, così detta! LA FESTA DEL RADICCHIO.
 Chi non conosce il famoso radicchio di Treviso
QUI SOPRA UN VIDEO FATTO DA ME. ALLA FESTA DEL BACCALA
 QUI SOTTO IL CORO DELLE MASSAIE CI CANTA L'INNO DI MAMELI.
QUI SOTTO UN CLIP, L'INNO DEI TREVISANI NEL MONDO
Carissimi tutti/e ho voluto farvi vedere come vivono le comunità italiane all'estero. VIVA L'ITALIA.
Tomaso

lunedì 14 febbraio 2011

OGGI SAN VALENTINO OFFRO A TUTTI IL PREMIO FEDELTÀ

Carissimi amici e amiche per tutti che mi avete sempre seguito ecco a voi il premio fedeltà prendetelo.
Se questo vi sembra troppo pesante passate nel mio blog dei premi li troverete da scegliere.
Buon San Valentino a tutti.
Tomaso

sabato 12 febbraio 2011

LA MIA VITA CAPITOLO 12 L'ULTIMO

 CAPITOLO 12

Passarono i mesi, il 14 ottobre 1965 nacque il secondo figlio un maschio di 4 kg
Questa è la foto del giorno del battesimo nella chiesa della missione cattolica italiana di Zurigo.
Tutto sembrava andare avanti molto bene la Danila lascio il lavoro per tenersi i bambini a casa con noi.

 Una pioccola festa in famiglia con le madrine dei bambini

queste foto sono state fatte con le prime macchine polaroil a colori

La vita sembrava rosea, eravamo veramente felici, con il guadagno del lavoro delle foto potevo arrotondare bene la nostra esistenza.
Nuovi problemi sono nati quando il proprietario dell'appartamento dove abitavamo a Zurigo mi comunico che quel stabile veniva abbattuto per essere ricostruito e che avrei dovuto cercare un nuovo alloggio.
Kloten una prospera cittadina aveva l'aeroporto internazionale.
mio figlio a tre anni era il nostro ometto sempre allegro e sorridente

mi pare che voleva incominciare troppo presto!!!


Tutto andò bene 3 mesi dopo traslocammo a Kloten una cittadina  a 10 km. da Zurigo.
Pur troppo dovetti rinunciare al lavoro delle foto il nuovo appartamento era di nuova costruzione non potevo rischiare di sviluppare foto cera il rischio di rovinare tante cose con l’acido chimico.
A Kloten dato che la Danila custodiva i nostri bambini ci venne un’idea, dato che
tante famiglie con bambini piccoli cercava di trovare una famiglia disposta a custodire il suo bambino durante il giorno, la Danila prese un bambino di 3 anni e una bambina di 2 anni.
Questi bambini li portavano alla mattina molto presto e ritornavano a prenderli alla sera,
Un lavoro con molta responsabilità, ma che aiutava molto nel bilancio famigliare.
Venne finalmente una data importante cioè che dopo 10 anni di permanenza in Svizzera una legge federale dava il permesso di soggiorno classe C  voleva dire che uno straniero era libero di fare qual siasi lavoro senza più avere un visto dalla polizia degli stranieri io subito pensai che il mio desiderio era quello di fare l'autista di mezzi pesanti così mi iscrissi a una scuola dove prima ci si preparava teoricamente è stato molto duro però dopo 6 mesi diedi l'esame e fui promosso a pieni voti una teoria approfondita sui motori a diesel e tutti i sistemi frenanti dei mezzi pesanti è stato per me il primo traguardo ora iniziava la pratica cioè la guida di diversi tipi di automezzi la Svizzera e sempre stata molti rigorosa su tutte le professioni, bisognava dimostrare che sei all’altezza di ogni situazione alla fine si riceve un certificato federale della tua abilità.
Anche qui sono stato un po’ fortunato nella fabbrica di colori dove ero operaio mi feci amico di un autista che portava il materiale fabbricato nella fabbrica nelle drogherie e nei magazzini di vendita cosi nei giorni che erano destinati al trasporto io andavo con lui e potevo guidare l’automezzo io fra quello e le ore di guida che dovevo fare in una ditta che aveva gli automezzi di diverse dimensioni feci la pratica mi ricordo quel giorno che ricevetti il permesso di guidare automezzi pesanti fu per me un grande giorno perché pensai di lasciare la fabbrica di colori per fare l'autista di grossi mezzi.
In fabbrica mi davano la possibilità di fare molto lavoro straordinario così tutti i sabati lavoravo per preparare il magazzino delle scorte dei colori delle svariate tonalità.
Però c’è sempre in me che ora che avevo il permesso di soggiorno senza più limitazioni avrei voluto fare il conducente di automezzi pesanti, non dovevo lasciare passare troppo tempo dopo di aver avuto la patente confederale senza guidare.
Un giorno presi una decisione guardai nel giornale e vidi che cerano molte richieste di conduttori di automezzi pesanti, incominciai a telefonare alle imprese di trasporti.
Una settimana dopo avevo già concordato per fare il contratto di lavoro in una grande impresa di trasporti, avevano più di 100 automezzi divisi in diversi reparti, dai trasporti speciali alle autogru, proprio quello che sognavo.
Mi licenziai subito, le regole contrattuali qui erano che bisognava rimanere tre mesi dopo aver dato la disdetta, per fortuna l’impresa di trasporti mi avrebbe aspettato.
Qui una passeggiata  in un rigido inverno di Zurigo lungo il Limmat, fiume che attraversa la città.
Ai primi di maggio 1967 iniziai il lavoro come autista per i primi otto giorni mi e stato assegnato un autista esperto tutto andò meglio del previsto, poi ricevetti un vecchio camion speciale con un impianto idraulico che faceva funzionare due enormi braccia contemporaneamente il mezzo tradotto in italiano si potrebbe dire cambio conteiner oppure cassoni di diverse dimensioni.
Dopo qualche mese venni chiamato in ufficio e mi comunicarono che sarebbe arrivato entro sei mesi un nuovo automezzo  e lo avrebbero dato a me, poi aggiunsero che avrei dovuto fare un corso di conoscenza del mezzo perché era un mezzo più grande di quello che avevo incominciato, la cosa mi lusingo molto anche perché mi dissero che dato la mia sempre disposizione se accettavo di fare di picchetto in caso di necessità anche di domenica se sarebbe stato necessario un automezzo.
Io accettai con entusiasmo anche perché questi servizi erano ricompensati  con il doppio della paga, iniziò per me quel lavoro che piaceva tanto a me.
Arrivò l’inverno così mi misi in lista anche per il picchetto per l’aeroporto in caso di neve.
In questo lavoro l’o iniziato nel 1967 fino il 1995 quando andai in pensione.
Ebbi la possibilità di scelta su quale reparto trasporti mi piaceva, scelsi reparto normale così tutte le sere potevo essere con la mia famiglia, solo nei casi di emergenza ero sempre presente, l’inverno specialmente per tenere sempre efficienti le piste dell’aeroporto.
Credo che ora possa chiudere il mio racconto della mia vita, dirò solo che sono stato fortunato ad entrare in una così grande impresa di trasporti dove ho potuto dimostrare le mie capacità in questo ramo che mi a dato la possibilità di dare alla mia famiglia e ai figli un avvenire sereno e sicuro.
Continuerò nel mio blog a pubblicare ricordi e foto dei miei viaggi che ho effettuato quando i figli erano grandi.    Chi vorrà per curiosità  vedere di più può guardare in questo link.    htt://www.ernstfall.ch
Solo che è in tedesco la nostra lingua locale.
Ringrazio tutti/e della vostra attenzione dei miei ricordi della mia vita.
Tomaso

giovedì 10 febbraio 2011

LA MIA VITA CAPITOLO 11

CAPILOLO 11

Passarono i primi tre mesi il pancione di Danila cresceva sotto i miei occhi lei continuava ad andare a lavorare in fabbrica e si sentiva molto bene, in luglio nacque una bella bambina la abbiamo chiamata Manuela eravamo molto felici.

Il giorno del battesimo nella chiesa della missione cattolica italiana di Zurigo
Passati i primi giorni ci rendemmo conto che arrivarono i grossi problemi, noi non potevamo tenere in casa la nostra bambina fummo costretti come la maggior parte dei miei con-nazionali.
Di portare la bambina in una casa nido si andava a trovarla al sabato e alla domenica fu molto duro accettare questa situazione ma non cera altre soluzioni.
la domenica era una grande festa si andava trovare la nostra bambina
A Natale prendemmo una decisione, andammo in Italia a parlare con mia mamma per vedere come meglio avremmo potuto fare ha noi interessava che la bambina crescesse in una famiglia dove avrebbe potuto avere più affetto, perché abbiamo notato che nelle case nido questo non potevano darle così d’accordo con mia madre abbiamo portato la bambina in Italia mia madre era contenta di far crescere la nipotina, essendo già nonna de 4 nipotini solo maschi si dedicò con tanto affetto ha questa nipotina.
 un bel modo di fare toilette all'aperto dalla nonna in Italia
i suoi primi passi
In primavera del 1960 decisi di acquistare una vettura di occasione, una FIAT 600 per poter meglio  spostarsi ora aravamo in tre e la motociclette non bastava più.
La situazione di avere la bambina in Italia fu molto difficile accettare questa situazione al giorno durante il lavoro il tempo passava senza pensarci troppo ma alla notte era sempre più difficile.
Fui costretto a fare la patente di guida Svizzera perché la patente Italiana non era riconosciuta dalla legge svizzera mi e stato facile ottenerla anzi questo mi a dato l’occasione di un lavoro supplementare il maestro di guida che mi portò per fare gli esami mi fece una proposta molte allietante vedendo che io ero molto bravo ad apprendere tante cose mi disse che lui cercava un aiutante italiano per fare qualche ora di guida ai tanti italiani e spagnoli che lui non riusciva a preparare in tempo.
Fu così che dopo un po’ di preparazione dei documenti che lui aveva preparato iniziai, quasi tutte le sere dopo il lavoro della fabbrica facevo una ho due ore di scuola agli italiani e spagnole il sabato e pure la domenica, in più c'èrano anche le foto.
Dopo un paio di mesi mi resi conto che non potevo continuare con la 600 fiat cosi acquistai una 1100 fiat che era più adatta per quel lavoro tutto andava molto bene.
Passarono cosi circa 7 mesi poi prendemmo una decisione in svizzera abbiamo capito che c'èrano delle famiglie private che prendeva in custodia dei bambini durante tutta la settimana anche tutta la notte, siamo subito interessati per cercare non passò tanto tempo che abbiamo conosciuto una famiglia la signora era di origine italiana però nata in svizzera i suoi genitori erano di quelli venuti in Svizzera prima ancora della prima guerra mondiale avevano due maschi e desideravano tanto una bambina fu così che andammo in Italia a prendere la nostra bambina e affidammo a quella famiglia la portavamo alla domenica sera e si andava prenderla al venerdì sera.
Iniziò cosi un buon periodo. quella famiglia educò la bambina molto bene intanto che la bambina cresceva gli spiegavano che il suo papà e la sua mamma erano a lavorare e che sarebbero venuti sempre a prenderla passarono 5 anni e posso dire che siamo stai molto fortunati.
Un meraviglioso giorno mia moglie mi comunico che stava aspettando un bambino.
Questa bella notizia mi riempi di gioia e cosi iniziammo una attesa che ci fece capire che avremmo dovuto cambiare tante cose prima di tutto la Danila avrebbe dovuto lasciare il lavoro io non avrei mai accettato che anche il figlio che stava per arrivare lo avremmo affidato ad estranei.
La cosa ci favorì, il marito della signora che guardava la nostra bambina era un Perito chimico e lavorava in una fabbrica di colori, fu così che mi fece una proposta lui mi avrebbe fatto entrare in fabbrica come operaio per la fabbricazione di colori a dispersione che stavano completando il reparto, fu così  che tre mesi dopo iniziai il nuovo lavoro, molto bene pagato.
Continua.
Come vedete la fortuna mi sta assistendo.
Tomaso

mercoledì 9 febbraio 2011

LA MIA VITA CAPITOLO 10

CAPITOLO  10 INIZIO DELLA MIA FAMIGLIA

Ai primi di febbraio 1957 partimmo sapendo che sarebbe stata una vita difficile ma eravamo insieme nel nostro cuore cera tanta fiducia di noi stessi, la fortuna ci ha un po’ assistito arrivati a Zurigo abbiamo trovato subito un piccolo monolocale, in centro città.
La Danila incominciò il suo lavoro come aiutante cuoca io mi mise subito per cercare lavoro sperando prima possibile di trovarlo,  poi di ottenere il permesso della polizia degli stranieri.
Dopo aver girato  da diverse fabbriche, finalmente una fabbrica di panelli per l'isolazioni sembrò che avessero posto, mi hanno fatto visitare i diversi reparti, stavo sulle spine ancora non mi avevano detto che mi avrebbero assunto, io lo speravo tanto anche perché avevo visto che c'erano tanti italiani in quella fabbrica, ritornati in ufficio.
Mi fecero accomodare, per 5 interminabili minuti, arrivò un signore, di sicuro era il direttore mi feci accomodare nel suo ufficio, parlava il perfetto italiano mi disse che mi avrebbero assunto dovevo solo aspettare un loro avviso oppure passare io, due giorni dopo, non aspettai il loro avviso avevo troppa fretta per sapere,  lui mi aveva detto che avrei di sicuro avuto il permesso dalla polizia degli stranieri, così fu! tre giorni dopo iniziai ha lavorare pieno di buona volontà.
Dopo 2 settimane mi chiamarono in ufficio, il direttore mi disse che avevano pensato a me perché avevano visto che avevo molta iniziativa e che stava arrivando una nuova macchina per pressare il pannelli dove occorrevano 4 operai io sarei stato quello principale per il controllo del pannello di comando, ero molto emozionato, il direttore se ne subito accorto, mi disse questa è una grande famiglia e tutti siamo importanti, io sono il direttore ma per tutti sono Meier, gli risposi in tedesco quelle due parole che sapevo, jà herr Meier, "si Signor Meier" mi fece un sorriso, non avrei mai pensato di aver trovato-Diciamo la fortuna la vita mi sembrò cosi bella, avevo molta paura che non durasse.
Passarono i mesi e vedi che il mio lavoro in fabbrica andava bene, io e la Danila eravamo felici se anche rimaneva quel problema, non sapevamo ancora se la nostra nuova famiglia come si avrebbe potuto cominciare, i permessi restrittivi che offriva le autorità svizzere non erano tanto sicuri, avere bambini erano problemi, pensammo di aspettare almeno un paio di anni.
Arrivò le feste di Natale, decidemmo di non rientrare in Italia per le feste, così si poteva risparmiare di più.
Il mio sogno di fare il fotografo incominciava a svanire.
Il 1958 inizio bene io contento del mio lavoro, solo che non eravamo troppo contenti del lavoro della Danila, gli orari di lavoro ci portava via tanto tempo per noi.
Era troppo tardi terminare tutte le sera alle 10.00 e oltre, comunque andava avanti lo stesso.
Seppi da gente che erano qui molto prima di noi, che c'erano delle possibilità con un certificato medico. In-cominciammo ad parlare con il dottore di famiglia, gli abbiamo fatto capire che la Danila causa questi orari si trovava molto depressa, e che il mangiare della cucina senza fissi orari le davo molto fastidio al suo intestino, così incominciarono visite di controllo per vedere se veramente lei ne soffriva, vedendo che la cosa andava  un po’ alla lunga, chiesi io un colloquio con il dottore, molto gentile mi feci accomodare, subito mi disse signore quello che chiede è molto difficile.
Lo guardai e gli dissi, lei ha famiglia? Mi rispose si, io ancora non ce lo e non potrò mai averla fino  quando mia moglie non avrà un lavoro normale, gli dissi siamo giovani noi vogliamo essere una vera famiglia e avere figli, se lei ha un cuore e pensa un po’ tutto sarà possibile,già stavamo pensando come si avrebbe potuto anche per lei passare al lavoro in fabbrica, era molto difficile cambiare il contratto, bisognava trovare qualche cosa, consigliati da amici svizzeri
Mi guardò sorridendo e disse vediamo quello che posso fare,io sapevo che se lui voleva poteva sempre trovare una ragione, conoscendo bene che solo lui poteva aiutarci.
Una settimana dopo la Danila fu chiamata ha una visita speciale,nella sede dell’istituto universitario, la cosa andò più facile dell’imprevisto, un certificato che dichiarava che per varie ragioni era autorizzata a cambiare lavoro, otto giorni dopo aveva già un permesso nuovo, Trovò subito un posto in una fabbrica dove lavoravano la lana.
Passò il 1957 molto in fretta tutto incomincio ha sembrare meno difficile la Danila si trovò molto bene del suo lavoro, io al sabato per guadagnare qualche cosa in più lavoravo dal giardiniere che era rimasto molto contento di me l’anno precedente, non abbiamo fatto le ferie siamo rimasti sempre in Svizzera, anche quello per poter mettere da parte qualche franco in più.
All’inizio del 1958 acquistai una vespa 125 per poter meglio spostarmi quando andavo a lavorare, fu il primo passo che ci diede delle piccole soddisfazioni, alla fine settimana si andava a trovare conoscenti di Sernaglia specialmente il marito di mia sorella, lui era stagionale lavorava in un altro cantone ha circa 80 Km. Per poter guidare la vespa che faceva parte della categoria motociclette dovetti fare un esame di pratica e di teoria per ottenere la patente, la mia patente italiana della macchina non era riconosciuta in Svizzera, tutto andò per il meglio.
Il mese di luglio 1958 andammo in ferie in Italia
“ in vespa, 16 ore di viaggio, eravamo proprio matti cioè ben forgiati”
A Sernaglia capi che tutto il laboratorio che usavo prima non era più utile, così spedii tutto per la Svizzera,  per poter sviluppare le negative e per stampare foto con l’ingranditore che usavo in camera oscura, fu come una grande avventura se anche non avevo il permesso di esercitare come fotografo, ebbi un’idea che come dilettante avrei potuto fare qualche cosa, c’è un detto,  “sei italiano! Arrangiati” cosi iniziò anche questo lavoro, al sabato e domenica facevo fotografie per degli italiani, per esempio, battesimi prime comunioni e pure qualche matrimonio, per poter stampare le foto alla sera trasformavo la piccola cucina in camera oscura la Danila mi aiutava quando sviluppavo le foto ce sempre molto da fare la cosa più difficile era asciugarle avevamo risolto il problema mettendo le foto bagnate stese su dei grandi asciugamani poi coperte con altri asciugamani, al mattino erano bene asciugate, solo non le potevo farle lucide, questo lavoro era molto redditizio, dovevo stare molto attento di non lasciare ricevute di denaro ricevuto per non rischiare delle salatissime multe.
Alla fine di dicembre la Danila mi informo con questo sorriso!
che aspettava un banbino, subito rimasi un po’  stordito, passato il primo istante mi sono sentito l'uomo più felice del mondo, di sapere che sarei diventato papà.
Continua

Cari amici e amiche incominciavo a capire che qui era forse il mio avvenire.
Tomaso

domenica 6 febbraio 2011

LA MIA VITA CAPITOLO 9 L'EMIGRAZIONE

CAPITOLO 9 L’EMIGRAZIONE

Nel maggio 1955 partii per la Svizzera, fui anche felice perché li avrei trovato la mia cara fidanzata furono giorni difficili specialmente per me, il lavoro nei cantieri edili non era ciò che avrei voluto fare, ma con la forza della grande volontà andai avanti, la mia fidanzata lavorava in un grande ristorante come aiutante cuoca il suo lavoro iniziava alle 9 al mattino e terminava verso 21,00 io andavo sempre a prenderla per accompagnare dove aveva una camera da una famiglia privata, parlavamo sempre di come si avrebbe potuto programmare la nostra vita, erano momenti molto difficili da una parte sognavo di tornare in Italia ma per ragioni finanziarie dovevo stare in Svizzera dove si guadagnava molto di più, cosi potei finire di pagare le tratte del mio impianto di laboratorio fotografico.
Alla fine di ottobre io rimpatriai il mio permesso di lavoro era scaduto, mentre la mia fidanzata aveva il permesso annuo cioè rinnovabile ogni anno, per i stagionali era un’altra cosa bisognava avere un contratto nuovo ogni stagione, in Italia ripresi a fare ciò che facevo prima, ma la mia volontà era cambiata, pensavo alla mia fidanzata,  era doloroso pensare  di dover ripartire da zero, avevo visto che forse per un po’ di anni avrei potuto cercare di avere un lavoro fisso a Zurigo ma non era facile, l’inverno passò con il solito lavoro foto ai emigranti che tornavano alle loro manifestazioni , matrimoni battesimi prime comunione ecc. passato l’inverno ricominciano le partenze, io non ricevette nessun contratto per ritornare a Zurigo, in marzo parti ugualmente, arrivai a Zurigo cera  la mia fidanzata che mi aspettava, solo quello mi dava una certa gioia, mi misi a cercare un lavoro trovai molta difficoltà, non mi arresi facilmente dopo vari tentativi trovai un lavoro da giardiniere, un lavoro per me tutto nuovo, cera solo la grande volontà di riuscire il mio datore di lavoro mi diede una bicicletta con la quale andavo nei diversi giardini privati delle ville dove si doveva preparare il giardino, alla sera mi dava l’indirizzo dove lui al mattino iniziava il suo lavoro era in giardiniere artigiano ero solo io l’operaio,  imparai molte cose il datore di lavoro mi disse che ero bravo e che mi avrebbe fatto il contratto anche per l’hanno prossimo, non era questo quello che io desideravo, io volevo un lavoro con un permesso annuo dove sarei potuto restare sempre in Svizzera, non chiedevo dei miracoli ma solo fare una famiglia.
Con la quale rimanesse sempre unita. 
Tutte le sere mi trovavo con la mia fidanzata, già si programmava il nostro matrimonio.
Arrivato l’autunno la mia fidanzata chiese il permesso di avere tre mesi di libero per l’inverno,
Lo ottenne, era il 1956 avevamo già deciso il giorno del nostro matrimonio, il 24 gennaio 1957,
Lo stesso giorno del suo compleanno, io ero un po’ preoccupato io volevo a tutti i costi un permesso annuo, cercai in un grande laboratorio fotografico ebbi un colloquio con il direttore,
Mi fece vedere il laboratorio rimasi a bocca aperta vedere quella grande attrezzatura erano in due tecnici che lavoravano mi fecero delle domande il direttore capi subito che ne capivo molto di camera oscura, mi fece un appuntamento fra due giorni forse mi disse che poteva procurarmi il permesso di lavoro, io ero con il mio cuore alle stelle quando raccontai questo alla mia fidanzata, due giorni dopo mi recai per sapere come sarebbe andato per questo favoloso permesso, rimasi di ghiaccio quando mi disse che la polizia degli stranieri gli avevano negato il permesso, perché questo era un lavoro tecnico, per questo non lo ottenni, la mia preoccupazione era che non avrei mai fatto l’emigrante lasciando la mia sposa in Italia e io emigrare come stagionale, ricordavo un mio cognato che andava tutti gli anni all’estero e vedevo mia sorella sempre triste. 
Arrivò dicembre assieme ritornammo in Italia, tutto andò come organizzato, il 24 gennaio 1957,
Fu celebrato il nostro matrimonio nella chiesa di Falzè di Piave fu una festa indimenticabile.





 Ecco qualche foto di quel giorno
Come viaggio di  nozze andammo ha far visita alle amiche della mia sposa.

Capriana in paese nel trentino nella val di Fiemme. Abbiamo trovato circa 50 centimetri di neve faceva molto  freddo quasi 20 gradi sotto zero ma eravamo felici.
Dopo circa un mese già ci preparavamo per ritornare in Svizzera,
La mia sposa, cioè Danila aveva il suo lavoro sicuro, io invece avevo solo la grande e buona volontà di trovarmi un lavoro stabile, se anche sapevo che non era facile.
Continua
Buona serata carri amici e amiche.
Tomaso

venerdì 4 febbraio 2011

LA MIA VITA, CAPITOLO 7 E 8

Carissimi amici e amiche dato che questi due capitoli erano brevi li ho pubblicati assieme
CAPITOLO 7
Appena rientrato a casa mi interessai per avere la licenza di commercio per poter esercitare
La professione di fotografo ambulante, era l’inizio di fare tanti documenti,
Incominciai intanto facendo un po’ di propaganda mettendo dei appositi avvisi nei luoghi, 
in modo che nel paese lo sapessero,
Andai in una caserma di militari vicino precisa-mente a Feltre Belluno,
Trovai subito le prime difficoltà ci voleva un permesso speciale per fare questo,
La cosa che feci subito, andai a Udine  dove avevo fatto il militare, li ero molto conosciuto, mi presentai al comando dove avevo dei buoni rapporti, e gli spiegai di cosa si trattava, il comandante mi accompagno, subito al comando generale della  Brigata Julia, lui ottenne subito un colloquio con un tenente colonnello, la cosa e andata molto bene mi fecero una lettera che avrei dovuto portare a Padova al comando d’armata, lo feci, in non più di 15 giorni ottenni il permesso,  che veniva dal ministero della difesa, il quale mi autorizzava ad entrare in tutte le caserme della provincia di Treviso, e nelle province limitrofe.
Incominciarono i problemi, ho dovuto acquistare una motocicletta leggera per i miei spostamenti,  attrezzai il laboratorio cioè  la camera oscura di un grande ingranditore per poter stampare foto di formati fino 24x 30 centimetri, dato che anche mio fratello maggiore si sposò nel 1952 io potei avere una stanza solo per i lavori necessari per le fotografie,
Partivo tutte le domeniche con la moto per recarmi delle vicine caserme dei militari in una giornata potevo frequentare dalle due a tre caserme, lunedì e martedì preparavo le foto, il giorno dopo ritornavo nelle caserme per portare le foto, e farne delle altre.
I mesi passarono il lavoro non mancava, solo che era molto dura, e molto rischiosa, 2 ore di motocicletta al mattino e 2 ore alla sera con strade con poca sicurezza, cioè non
era l’avvenire che io speravo. Presi una decisione, acquistai una macchina fotografica da studio, con quella fare foto e ritratti, misi nei bar, nei caffè delle informazioni di questo lavoro, tramite conoscenti, sono stato presentato ad un vecchio fotografo di una cittadina a 25 Km.
Così andai due volte alla settimana per imparare la tecnica del ritocco nelle pellicole piane,
E  per studiare le luci, in seguito acquistai attrezzature per affetti luce riflettori e giraffa,
Feci delle tratte per il pagamento rateale, il lavoro non era tanto, 80% degli uomini emigravano tutte le primavere, chi in Francia chi in Italia nel cosiddetto triangolo industriale,
Cioè nelle città del centro nord, pensate che all’estate le foto che facevo erano nella maggioranza di giovani spose che le dovevo fotografare di profilo per vedere bene il loro pancione che poi spedivano le foto al proprio marito emigrante, l’inverno invece cera tanto lavoro, matrimoni, battesimi, prima, comunione, e foto per passaporti di giovani, che poi
Avrebbero preso il via dell’emigrazione.
CAPITOLO 8


questa famiglia numerosa è quella che fui chiamato per fare delle foto

Nel maggio 1953, un giorno venni chiamato da una giovane sposa in un paese vicino che voleva delle foto del suo bambino di 2 anni mi presentai da lei, era una numerosissima famiglia aveva 8 fra cognati e cognate,  tutto andò per il meglio, fra quelle cognate c’era una ragazza di 18 anni, fu un colpo di fulmine.
 
La ragazza era quella dalla parte sinistra
una ragazza con capelli cortissimi che mi affascinò come un fulmine, chiesi alla sposa se sapeva se era fidanzata, mi rispose questa non ha tempo di pensare ai fidanzati qui c è tanto lavoro.
Fu  così che inizio la mia vita sentimentale, quella grande famiglia si trovava in lutto, era mancato da poco il capo famiglia, cioè il papà di quella ragazza, mi presentai giorni dopo per portare le foto del bambino, trovai la famiglia che mi aspettava perché dovevano fare altre foto fra le quale anche quella ragazza, inizio così,che poi potei parlare privatamente,con quella ragazza.
Eccomi in una passeggiata sopra un monte delle  nostre parti.
fu quella che anni dopo divenne la mia sposa.
Mancando il capo famiglia, non andò tanto bene perché la campagna era grande e i fratelli stanchi di quel lavoro incominciarono a emigrare chi a Milano, uno specialmente emigro in Canada, la campagna era grande da lavorare, e incominciarono i primi problemi.
Il mio lavoro andava avanti con parecchie difficoltà.
Mi accorsi che la zona dove esercitavo non era ancora cosi preparata per dare lavoro a un fotografo,  per causa che rimanevano solo le donne in paese gli uomini continuavano ad emigrare, io con l’aiuto di un amico mi interessai di provare per emigrare nei mesi estivi quando c’era molto poco da fare.
Intanto la famiglia della mia ragazza essendo coloni a mezzadria la cosa si fece complicata cosi dovettero lasciare la grande campagna, la ragazza con la quale avevo un rapporto sentimentale, se ne andò pure lei a Milano da un zio era ottobre del 1954, non era troppo soddisfatta del lavoro che doveva fare a servizio di una zia capricciosa cosi con l’aiuto di una conoscente  in  aprile 1955 emigro in Svizzera, ha Zurigo, nel frattempo mi arrivò anche a me il contratto di lavoro stagionale per i mesi estivi, il destino ha voluto che fosse proprio Zurigo.
Continua
Buona serata cari amici e amiche.
Tomaso

mercoledì 2 febbraio 2011

LA MIA VITA, CAPITOLO NUMERO 6

ECCO IL CAPITOLO 6
Nel 1949 seppi che c’èra una scuola serale, io che non avevo potuto completare le scuole dell’obbligo, mi iscrissi subito, tutti dicevano che per avere un libretto di lavoro professionale era necessario il diploma della quinta elementare, la scuola iniziò a settembre, il programma era di 6 mesi, mi impegnai subito, anche perché sapevo che, l’anno dopo avrei dovuto fare il servizio militare.
Alla fine di aprile, 1950, ci furono gli esami, rimasi soddisfatto dei buoni voti ricevuti.
IL CERTIFICATO DI QUELL'EPOCA

I mesi che seguirono fui chiamato al distretto militare di Treviso, che fecero una breve selezione ci fecero dei test di capacità, di concentrazione, durarono un paio di giorni, in settembre mi arrivò la cartolina di precetto per il servizio militare, fui assegnato al terzo reggimento, di artiglieria da montagna,
mi dovetti presentare ha Belluno dove cerano le grandi caserme per il CAR,
Centro, Addestramento, Reclute.



I primi 45 giorni di preparazione, per poi dovevano assegnarci, il posto per il resto della ferma.
Che in quel periodo era di 15 mesi.
Finito il CAR fui prescelto, assieme a altri per fare uno speciale corso, si trattava per i collegamenti radio e telegrafo, siamo partiti da Belluno accompagnati da un ufficiale,
Siamo arrivati 12 ore dopo a San Giorgio di Cremano, in provincia di Napoli,
Li era il posto dove preparavano i diversi corsi di varie specialità incominciai il corso, collegamenti

radio, io pensavo che, non sarei mia arrivato, fino al termine,
invece mi è subito piaciuto, era una cosa molto, interessante.
Dopo le prime raccomandazioni dai istruttori, incominciò, l’alfabeto morse, che per me non immaginavo, nemmeno come funzionava, in una decina di giorni tutti, io e miei commilitoni eravamo entusiasti, le prove di trasmissioni nelle apposite maglie per dare dei dati ai comandanti di varie batterie, le notizie, ecc. formare delle frasi con . -. e -.- fu una vera esperienza, il corso durò 45
giorni, poi venni assegnato, al gruppo di artiglieria da montagna terzo reggimento della brigata Julia, del gruppo Conegliano,nella caserma, San Rocco a Udine, ci furono assegnati al reparto comando dove si continuava a studiare, la cosa che mi sorprese che tutto quello che avevamo studiato, sull’alfabeto morse, non lo abbiamo usato per niente, ci dettero in dotazioni delle radio, riceventi,e trasmittenti, tutto veniva fatto in fonia.
Un giorno di servizio alla porta carraia per fare uscire o entrare gli automezzi

Una sera, in libera uscita, in città notai un, manifesto, il quale diceva se avete buona volontà, questo corso questa scuola fa per voi, si trattava di imparare e studiare fotografia, non lo so il perché a me mi venne l’idea di iscrivermi, quei poche soldi che la deca cioè la paga dei militari la usai per l’iscrizione, comperai subito dei libri, manuali, e mi buttai a capo fitto,era forse arrivato il momento, per trovare un nuovo mestiere.
Tutti i permessi che potevo avere dal comando li usavo ad andare nel laboratorio fotografico.
Mi esercitavo con molto interesse nella camera oscura per imparare le tecniche dello sviluppo
Delle negative sia della carta, imparai a usare gli ingranditori, cominciai a conoscere le funzioni della carte e le sue specifiche funzioni secondo il negativo se era sovra esposto o sotto esposto, tutto si poteva correggere tramite il tipo di strato gelatinoso della carta da fotografia, un giorno uscendo dal laboratorio mi incontrai con un tenente comandante del reparto comando, lo salutai di scatto come l’etichetta doveva, mi domandò cosa facevo io li.
Sapevo che era vietato fare quello che facevo, al ritorno in caserma mi avrebbe di sicuro chiamato a rapporto in ufficio.
Non avrei mai immaginato quanto bene mi sarei  trovato dopo in caserma. 
Lui un amatore di fotografia, andava li per far sviluppare le sue foto, quando capi che io lavoravo li in camera oscura, mi disse serio, lo sai che è vietato per un soldato, io impallidii,
Poi sorridendo mi disse, io vorrei darti una sanse, tu mi sviluppi delle foto che nessuno deve vedere, capii subito che lui era un vero donnaiolo, e cercava in me un complice, gli dissi subito, che su quel laboratorio io ero controllato,e non sarei stato libero di fare questo,
Mi disse che ne avremo parlato in caserma.
Aspettavo con ansia, cosa mi avrebbe detto il Tenente?
Più tardi venni chiamato in ufficio del Tenente, gentilmente mi fece accomodare, mi disse chiaramente che dovevo fare in modo di svilupparle le sue foto, perché erano cose personali,
Io le disse subito che per fare questo ci vorrebbe una camera oscura dove si possa lavorare.
Con chiarezza mi disse di chiedere che la stanza si poteva trovare, io quadrai in giro e gli disse,  questa stanza sarebbe l’ideale, ce il tavolo grande ci sono le luci bastava cambiare le lampade speciali oscure il resto io potevo procurarlo cioè comperare un piccolo ingranditore e le diverse bacinelle per mette a bagno le foto per lo sviluppo il fissaggio, il problema dove io passo mettere questa attrezzatura, mi guardò sorridendo mi fece vedere un grande armadio,
E disse questo è il posto che ti occorre io mi interesso che da domani sia a tua disposizione.
Poi mi porto nella sala dove gli specialisti di tiro al giorno facevano scuola delle coordinate di tiro, e disse se tu pensi che qui puoi utilizzare questa stanza, gli dissi subito di si il tavolo geometrico dove facevano il disegni bastava inclinarlo orizzontale,
mettere la lampada speciale sul posto dove loro usavano per illuminare i disegni,
tutto mi sembrò realizzabile,
dalle ore 20.00 io avrei potuto usare quella stanza per fare quello che volevo.
Ottenni subito i permessi che potevo uscire dalla caserma quando volevo,
Ne approfittai subito, il giorno dopo procurai tutto quello che mi occorreva, avevo un permesso speciale, T.S.T.  termine , spettacolo, teatrale, cioè potevo rientrare anche dopo le ore 24.00.
Tutto prosegui molto bene in caserma tutti mi consideravano il fotografo della caserma, negli addestramenti esterni in montagna il mio lavoro dovevo solo seguire la colonna che trainava i pizzi cioè i cannoni e fare delle foto che poi le avrei sviluppate io in fretta perché il comando le voleva per pubblicarle sul giornale degli artiglieri di montagna.
Passarono i mesi si avvicinava il tempo per la fine del servizio militare, fui chiamato dal comandante della caserma mi disse che ne pensavo , se facevo una firmetta lui avrebbe fatto il resto mi garantiva che in tre mesi sarei stato caporale maggiore e dopo sei mesi avrei potuto iniziare i corsi di sergente, furono giorni difficili, prendere una cosi difficile decisione,
Alla fine rinunciai, potevano capitare altri comandanti che sostituivano quelli attuali questo succedeva spesso, non ero sicuro che fosse cosi facile. Nel frattempo continuai ha studiare,
Volevo imparare certi sistemi di sviluppo e stampe di fotografie, i tempi di esposizione, e i getti di raggi di luci tramite obbiettivi simmetrici, c’èra tanto da studiare su questo ramo,
La teoria era necessaria per poi passare alla pratica facendo delle prove per poi poter costatare la riuscita delle prove.
Finalmente arrivò il congedo, io subito mi preparai stava iniziando una nuova vita, mi sentivo
Pieno di dubbi, come sarebbe andata? Ora non avevo più il laboratorio dove avrei potuto sempre chiedere spiegazioni, ero solo ma ci credevo, dovevo farcela.
CONTINUA
Buona serata a tutti/e.
Tomaso